Home Pietre del VCO Assograniti English Deutsch
Il fascino della tradizione per la nuova era
Ricerca nel Sito
LE PIETRE STORICHE
IL LABORATORIO
LE MANI E IL SASSO
PROGETTO OSMATER
L'ARCHITETTURA TRADIZIONALE
PROVINCIA AZZURRA
PHOTO GALLERY del VCO
Assograniti Unione Europea Ministero dell'Economia Regione Piemonte Provincia del Verbano Cusio Ossola Confartigianato Novara - Verbano Cusio Ossola
LE PIETRE STORICHE
 

Pinauda (1928) diede questa definizione:
Il Duomo di Milano, una delle meraviglie del mondo, non è che una montagna di marmo ossolano artisticamente lavorato”.
In quest'area si è realizzata un'altra combinazione di fattori che l'hanno resa importante dal punto di vista estrattivo e della diffusione dei suoi prodotti: sin dall'epoca medioevale, materiali lapidei per uso ornamentale, prevalentemente marmi, potevano raggiungere aree a forte richiesta, come quelle milanesi e pavesi, usufruendo della relativamente facile possibilità di trasporto rappresentata dalle vie d'acqua (Toce-Lago Maggiore-Ticino-Naviglio).

Il Duomo di Milano
Il Duomo di Milano

Il Duomo di Pavia
Il Duomo di Pavia

Arco della Pace di Milano
Arco della Pace di Milano

I marmi ossolani, seppure quantitativamente ridotti rispetto ad altri materiali, hanno avuto già nel passato notevole sfruttamento, per le loro intrinseche caratteristiche e anche grazie alla buona viabilità che ha permesso di raggiungere facilmente città come Milano e Pavia.
Oltre al marmo rosa di Candoglia, le varietà coltivate sono:

  • nel territorio del Comune di Ornavasso, il marmo grigio Boden Ornavasso e il Rosa Valtoce, geologicamente analoghi al marmo di Candoglia, ma ubicati in destra orografica della Val d’Ossola.

  • nel Comune di Crevoladossola, il marmo di Crevola, dal quale vennero estratti i blocchi utilizzati per la costruzione del Duomo di Pavia nel XIV° secolo e per il colonnato e le statue dell’Arco della Pace di Milano.
    In marmo di Crevola è realizzata una imponente scultura per l’Unicef, intitolata “L’uovo della Pace”.

Un altro materiale, caratteristico e diffuso soprattutto nella bassa valle, è conosciuto, dal punto di vista commerciale, come beola o bevola. Quest’ultimo termine corrisponderebbe a quello dato, nel secolo XV, al paese Beura, che vanta il maggior numero di cave: “HVNC LAPIDEM BEVRA DEDIT” è scritto nel 1513 su un coperchio di sepolcro esistente, un tempo, nel convento dei Francescani in Domodossola e, successivamente, posto presso una cappella in Pallanzeno. L’epoca, in cui cominciò l’esportazione dei prodotti di dette cave, probabilmente le più antiche dell’Ossola, risalirebbe alla fine del XIII secolo, quando fu reso navigabile il Naviglio Grande sino a Milano; tuttavia, non è improbabile che gli stessi romani abbiano esportato la pietra da Beura, visto che l’antica via romana passava proprio per detta località. Attualmente se ne cavano diverse varietà distinte per lo più in base al colore.
Le beole hanno rappresentato il mezzo più pratico e adatto all’edilizia locale (ma non solo), come è dimostrato, efficacemente, in ogni comune della valle.
Domodossola ne rappresenta un esempio concreto: tutti i marciapiedi sono costituiti da beole, con le quali si fanno anche le cordonature; le più vecchie costruzioni sono, per intero, erette in beola, dai muri ai gradini, ai ballatoi, balconi, terrazzi, alle mensole, alle architravi per finestre e porte, ai tetti.

il centro di Domodossola
il centro di Domodossola

Il materiale Ossolano quantitativamente più abbondante è rappresentato dai serizzi, ortogneiss simile alle beole per età, ma con differenti grana e grado di deformazione. Le numerosissime cave di serizzo sono ubicate nell’alta Val d’Ossola e nelle Valli Antigorio e Formazza. I serizzi vengono già largamente sfruttati nell’età comunale e Viscontea e quindi ancora una volta Milano ha un ruolo di primo piano nel “propagandare” le pietre ossolane. Di serizzo sono lo zoccolo e i piloni interni del Duomo di Milano, parti in varie altre chiese, le torri del Castello Sforzesco; ai giorni nostri, di serizzo sono i pavimenti degli aeroporti di Malpensa e Francoforte e i rivestimenti delle metropolitane di Milano, Bruxelles e Singapore.

Aeroporto di Malpensa
Aeroporto di Malpensa
Aeroporto di Francoforte
Aeroporto di Francoforte
Metropolitana di Singapore
Metro di Singapore

I graniti, rocce magmatiche intrusive Permiane (280 Ma), affiorano all’imbocco della Val d’Ossola, a ridosso del Lago Maggiore; le varietà economicamente sfruttate sono il Granito rosa di Baveno, il granito bianco di Montorfano e il granito verde di Mergozzo. Volumetricamente essi rappresentano circa 1/10 rispetto all’insieme serizzi-beole, ma la tessitura omeogranulare e le ottime caratteristiche fisico-meccaniche ne hanno fatto un materiale pregiato usato sia in edilizia che in campo decorativo.

Il loro utilizzo inizia nel XVI secolo (porticato del Lazzaretto di Milano in granito rosa), si sviluppa nel XVII secolo, soprattutto per fusti di colonne di grandi palazzi e edifici religiosi, data la possibilità di cavare blocchi di dimensioni gigantesche.
Nel XVIII e XIX secolo l’uso dei graniti del verbano si estende a zoccolature, scalinate, portali e pavimentazioni. Si ritrovano manufatti in tutto il Piemonte e anche a Roma, dove vennero trasportate via acqua le colonne in granito bianco Montorfano da inserire nelle navate e nel quadriportico della Basilica di S. Paolo Fuori le Mura. Anche il granito rosa ha varcato gli oceani, approdando a New York (monumento a Cristoforo Colombo) e a Bangkok (Palazzo Reale).

Basilica di S.Paolo Fuori le Mura
Basilica di S.Paolo F.M.