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PROGETTO OSMATER | Due casi di analisi petrografica
 
UNIVERSITÀ DI MILANO BICOCCA DIPARTIMENTO SCIENZE GEOLOGICHE E GEOTECNOLOGIE

Progetto PIC Interreg III 2000-2006
Osservatorio Sub-Alpino Materiali Territorio Restauro

LA CHIESA DI MADONNA IN CAMPAGNA E LA PARROCCHIALE DI SAN GAUDENZIO IN BACENO: PROVENIENZA DEI MATERIALI LAPIDEI E IMPORTANZA DELL'ANALISI PETROGRAFICA (e breve relazione su attività svolta nel progetto OSMATER)

a cura di Annalisa Tunesi, Annita Colombo, Franco Rodeghiero e Alessandro Cavallo
 

Il progetto Interreg Italia-Svizzera OSMATER è finalizzato allo sviluppo di un osservatorio sub-alpino che potrà servire nell'ambito del restauro architettonico ed edilizio; quest'ultimo non può essere affrontato senza una conoscenza approfondita dell'edificio monumentale, dei materiali impiegati, dei luoghi di estrazione degli stessi e della loro storia, della cultura e quindi del territorio che l'hanno generato.
Si propongono, a titolo esemplificativo, gli studi effettuati sulla chiesa di Madonna di Campagna a Verbania (XI-XVI secolo) e sulla Parrocchiale di S.Gaudenzio di Baceno (VB; X-XVI secolo). L'intento è ipotizzare la provenienza dei lapidei utilizzati, che non può prescindere da un'analisi storico–architettonica del costruito, un'approfondita conoscenza delle caratteristiche principali dei materiali in opera e di analoghi materiali presenti sul territorio.
Sono stati presi in considerazione i materiali lapidei utilizzati, nei secoli a cavallo della data di costruzione di Madonna di Campagna, in tutto il ducato Milanese, per constatare se i materiali citati nelle fonti storico-artistiche fossero coerenti col periodo di costruzione della chiesa. è inoltre necessario ricordare che la Val d'Ossola fu parte del Ducato di Milano fino al 1748: per questa ragione i materiali lapidei provenienti dall'Ossola furono tra i materiali più utilizzati per l'architettura milanese.
Il Serizzo fu molto utilizzato, per la sua elevata resistenza, per lo più per le colonne, fino al XV secolo quando fu sostituito dai graniti. Il Serizzo utilizzato a Madonna di Campagna, secondo le fonti, deriva da massi erratici, molto utilizzati in periodo medioevale nelle architetture lombarde.
Il Marmo di Candoglia, con caratteristiche cromatiche e tessiturali del tutto simili al Marmo di Ornavasso, dovrebbe essere stato utilizzato nella Chiesa di Madonna di Campagna insieme al "Granitello del Boden", varietà di marmo impuro a silicati estratto nel pressi di Ornavasso. Il marmo di Candoglia fu riservato alla Fabbrica del Duomo fin dal 24 ottobre 1387, anche se nel XV-XVI secolo fu utilizzato per altri monumenti lombardi, analogamente al marmo di Ornavasso. Il "Granitello del Boden" venne utilizzato nell'architettura milanese, per esempio a Santa Maria dei Miracoli presso San Celso e Santa Maria delle Grazie, come base per le colonne in virtù della sua elevata resistenza.
La Pietra di Angera è una dolomia micritica con ottima lavorabilità, estratta nei pressi dell'omonima rocca ed il suo massimo utilizzo nell'architettura lombarda si ha nel XVI secolo.

Lo studio dei materiali lapidei della Chiesa di Madonna di Campagna si è svolto in più fasi: la prima è stata il riconoscimento dei litotipi in opera e la "mappatura litologica" (fig. 1), seguita dallo studio e dal campionamento dei punti di prelievo storici del Serizzo (massi erratici del Monte Rosso), dei marmi di Ornavasso e della Pietra di Angera. I campioni raccolti nei siti estrattivi sono stati sottoposti ad indagini petrografiche in luce trasmessa e riflessa, analisi diffrattometriche a raggi X e scintillometriche, per ottenere informazioni mineralogiche, microstrutturali e sul grado di alterazione.

mappatura litologica della facciata della chiesa di Madonna di Campagna

Figura 1: esempio di "mappatura litologica" della facciata della chiesa di Madonna di Campagna, indicante le differenti varietà di Serizzo utilizzate.

In una seconda fase sono stati effettuati micro-campionamenti sui materiali lapidei in opera, ed i frammenti così ottenuti sono stati sottoposti poi alle medesime indagini analitiche (fig. 2) e confrontati con i materiali provenienti dai siti estrattivi storici.

esempio di analisi petrografiche

Figura 2: esempio di analisi petrografiche e diffrattometriche a raggi X eseguite su campioni di Pietra di Angera, dolomia micritica con modesta componente argillosa e con rari allochimici extrabacinali.

Gli studi eseguiti hanno pertanto permesso una dettagliata conoscenza e correlazione delle pietre utilizzate nell'architettura di Madonna di Campagna, con gli antichi siti estrattivi, in particolare del Monte Rosso, di Ornavasso e di Angera, che sono stati ubicati, campionati e caratterizzati geologicamente come pertinenti ad unità del dominio Sudalpino (Zona dioritico-Kinzigitica, copertura sedimentaria Mesozoica e Quaternario continentale).

Per quanto riguarda la Parrocchiale di S.Gaudenzio a Baceno (VB), i lapidei che sono stati impiegati per la sua costruzione sono per lo più ortogneiss (Beole e Serizzi) e in minor misura marmi e micascisti (fig. 3). Tra gli ortogneiss è prevalente il Serizzo (geologicamente appartenente alla falda Antigorio, Pennidico inferiore), riconoscibile in una varietà più scura e una più chiara. Entrambe sono state utilizzate per lo più per la costruzione dello scheletro portante dell'edificio, quindi compongono quasi interamente la facciata e all'interno, le colonne. Le Beole sono state impiegate per la copertura del tetto (sostituito in epoca recente), mentre i marmi per i portali e per altri elementi decorativi, come per esempio le grandi finestre e internamente le acquasantiere e il Fonte Battesimale. I micascisti (Scisti di Baceno, Pennidico inferiore) infine compongono lo sperone roccioso sul quale sorge la Chiesa e permangono evidenti all'interno, nel pavimento e alla base di alcune colonne.

facciata della chiesa parrocchiale di S.Gaudenzio

Figura 3: la facciata della chiesa parrocchiale di S.Gaudenzio a Baceno e la relativa "mappatura" litologica.

Lo studio petrografico dei materiali in opera (comprensivo di micro-campionamenti) ha permesso di evidenziare i caratteri microstrutturali (grana, andamento dei limiti intergranulari, presenza di piani di discontinuità e loro spaziatura) e la composizione mineralogica, utili al fine di effettuare un confronto con analoghi materiali di cava (fig. 4). Si è provveduto inoltre ad esaminare lo stato di degrado del materiale in opera mediante sclerometro (martello di Schmidt), porosimetria a mercurio, diffrattometria a raggi X su polveri e, per evidenziare eventuali mutamenti di chimismo causati da alterazione, microscopia elettronica a scansione (SEM) associata alla microanalisi in dispersione d'energia (EDS).
Non si sono riscontrate grandi differenze di resistenza a compressione fra i conci sani e quelli alterati della facciata e delle colonne (max 5 MPa). Anche i valori di porosità sono risultati nel complesso abbastanza bassi ( < 3%), per cui verosimilmente l'alterazione è solo di origine 3 superficiale, dato che non ha prodotto grossi cambiamenti nella composizione mineralogica delle rocce utilizzate e nei loro minerali.
La porosità è risultata un parametro importante, in quanto risente molto del "fabric" della roccia: presenza di piani di discontinuità, microfratturazioni, nonchè grana e forma dei limiti intergranulari. L'abbinamento dello studio dei caratteri petrografici l.s. (microscopia ottica e diffrattometria) e porosimetrici sui marmi ha permesso di escludere una somiglianza del marmo del fonte battesimale della Parrocchiale di Baceno con il marmo di Crevoladossola, per differente composizione e con i marmi di Candoglia e Ornavasso, per diversa porosità: è possibile quindi che il materiale originario provenga da un comprensorio esterno all'Ossola. È verosimile invece ipotizzare la provenienza del marmo del portale esterno dalla cava di Crevoladossola (già attiva nel XIII secolo), essendo un marmo dolomitico a grana medio–fine e con limiti intergranulari per lo più rettilinei.

sezione sottile e diffrattogramma

Figura 4: sezione sottile e diffrattogramma (XRPD) relativo ad un campione di marmo di Crevoladossola, varietà Palissandro Classico.

Per quanto riguarda la provenienza dei Serizzi impiegati nella facciata e nelle colonne, non paiono esserci indizi storici e neppure morfologici di terreno che suggeriscano una coltivazione risalente all'epoca costruttiva della Parrocchiale, con l'eccezione dei "macereti" o cumuli di trovanti, i quali invece sembra siano stati intensamente utilizzati per la costruzione della maggior parte degli edifici in loco. Ai fini di un restauro di tipo sostitutivo, il materiale in opera sembra assimilabile alle varietà Antigorio e Formazza, reperibili nel territorio Ossolano.

Quanto sopra presentato a titolo esemplificativo è il risultato di un lavoro molto ampio e complesso (svolto in sinergia con gli Atenei di Torino), che ha riguardato le seguenti azioni, indispensabili per poter ricostruire il percorso dei materiali lapidei utilizzati nel costruito.
Di fondamentale importanza è stata l'individuazione delle antiche cave e degli impieghi dei materiali storici, con la redazione di un elenco delle cave presenti sul territorio, attive e dismesse, anche per censire e documentare le tecniche d'estrazione e lavorazione, caratterizzare i materiali estratti al fine di individuare correlazioni tra litotipi impiegati nel costruito e materiali di cava. Di pari passo si è proceduto alla individuazione di opere architettoniche, selezionate in funzione sia del loro rilievo da un punto di vista storico e sociale, sia sulla base dei materiali lapidei impiegati, con lo scopo di poter anche formulare proposte coerenti di tutela e di eventuali interventi operativi di valorizzazione.
In particolare, l'unità di Milano–Bicocca ha completato le descrizioni dei seguenti edifici/monumenti:

  1. Chiesa di Madonna di Campagna a Verbania
  2. Chiesa Parrocchiale di S. Nicola ad Ornavasso
  3. Borgo storico di Vogogna
  4. Sacro Monte del Calvario a Domodossola
  5. Chiesa Parrocchiale S. Gaudenzio a Baceno

Si è rivolta particolare attenzione a: descrizioni storiche, architettoniche, individuazione dei punti di prelievo storici di alcuni materiali (es. Pietra di Angera, "Granitello del Boden", Pietra Laugera), schedatura dei materiali utilizzati e loro caratterizzazione sia minero–petrografica che tecnica, resa disponibile da micro–campionamento sul monumento, ove possibile.
Si è poi proceduto alla descrizione geologico–tecnica ed esame minerario dei siti estrattivi censiti, con particolare riguardo alle cave storiche ed inattive riguardanti le Beole, i Serizzi, le Pietre Verdi e i Marmi p.p..
Si è di seguito passati all'analisi del materiale mediante descrizione petrografica, prove porosimetriche e alcune indagini geochimiche e diffrattometriche su diversi materiali tra cui Beole, Serizzi, Marmi e "Pietre verdi", caratterizzazione fisica e meccanica dei materiali lapidei provenienti dalle cave individuate nelle precedenti fasi del progetto (con compilazione di schede pre–impostate per correlare le differenti caratteristiche) e effettuazione su tali materiali dei test non distruttivi, che possano essere svolti anche in sito per valutare lo stato di degrado dei materiali in opera.
Tutto il lavoro svolto sulle tematiche inerenti le aree studiate, caratterizzate da cave storiche ed attive, impianti di trasformazione di moderna concezione e laboratori artigianali di storica connotazione, edifici e borghi di interesse monumentale rilevante, trova uno sbocco naturale nella proposta di percorsi geoturistici (si veda in particolare l'Università di Torino), che colleghino il costruito con il materiale impiegato, il suo sito di estrazione, i metodi di coltivazione e i differenti tipi di lavorazione. Il fine è poter includere — almeno in parte — quanto studiato per OSMATER nelle diverse proposte turistiche di cui il VCO è istituzionalmente promotore.
Sempre in un'ottica di valorizzazione del patrimonio lapideo del VCO, si è giunti ad una proposta di "disciplinare tipo" per le pietre del VCO, redatto in collaborazione con il Politecnico di Torino. Il disciplinare associa le caratteristiche petrografiche ai risultati di prove tecniche distruttive (normate) e non distruttive: vuol costituire il punto di partenza per giungere, in un futuro si spera non troppo lontano, alla definizione del marchio di origine di ogni singola tipologia di materiale. A titolo esemplificativo, si è steso il disciplinare relativo al Serizzo Antigorio.
OSMATER ha offerto una grande opportunità per acquisire e gestire una gran mole di dati relativi al notevole patrimonio storico-architettonico e lapideo presente sul territorio del VCO, al fine di una sua piena e meritevole valorizzazione.

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