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PROGETTO OSMATER | Proposte di percorsi geoturistici
 
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO
Dipartimento di Scienze della Terra

Progetto PIC Interreg III 2000-2006
OSMATER
Osservatorio Sub-Alpino Materiali Territorio Restauro

L'EVOLUZIONE DELLE TECNICHE DI ESTRAZIONE E LE APPLICAZIONI IN OPERA. PROPOSTE DI PERCORSI GEOTURISTICI A PARTIRE DAI BORGHI STORICI

a cura di Mauro Fornaro e Giovanna Antonella Dino
 

Nel corso delle ricerche svolte all'interno del progetto, sono stati visitati diversi edifici storici e borghi rurali giudicati potenzialmente interessanti per eventuali approfondimenti. Degli edifici indagati sono stati valutati non soltanto le caratteristiche architettoniche ed i relativi materiali impiegati, ma anche lo stato di conservazione di tali materiali in opera e la possibilità di prevedere interventi di restauro, andando a riprendere i "materiali originali".
Di tutti i monumenti ed i siti visitati, È stata poi fatta una cernita al fine di individuare quali approfondire.
È stato poi redatto un elenco delle cave presenti sul territorio, attive e dismesse.
Le cave sono state visitate dai ricercatori e dai collaboratori delle varie unità. Tale censimento È servito per individuare innanzitutto le tecniche di cava e le tecnologie di abbattimento, nonchè accertare i tipi di lavorazione che i diversi materiali subiscono. Sono stati fatti perciò confronti tra antichi metodi di coltivazione e di lavorazione e quelli in uso attualmente.

La nostra Unità ha provveduto a redigere una scheda tipo per le cave, la quale è stata opportunamente compilata per tutte le cave (attive e chiuse) presenti nel VCO, in base ai dati messi a disposizione dalla Provincia del VCO e da una popolazione significativa di aziende opportunamente selezionate. Tali dati sono inoltre stati integrati da informazioni aggiuntive, raccolte durante rilievi geologico-tecnici.
Tutte le informazioni, raccolte ed inserite nelle schede relative alle cave, sono state fornite alla SUPSI che si occuperà di realizzare il Data Base.

In particolare sono state individuate 5 aree d'indagine in base ai materiali estratti (fig. 1):

  • zona Graniti (Baveno, Montorfano, Mergozzo)
  • zona Marmi (Ornavasso, Crevoladossola)
  • zona Beole (Vogogna, Beura-Villadossola, Trontano-Domodossola, Crevoladossola-Montecrestese)
  • zona Serizzi (Valle Antigorio, Val Formazza, Valle Anzasca e Val Divedro)
  • zona "Pietre Verdi" (Val Bognanco, Val Vigezzo, Val Brevettola, Val Loana)

È stato effettuato un censimento delle cave, inerente la realtà estrattiva del VCO che ha portato alla realizzazione di una carta tematica di dettaglio (fig.1). L'Università di Torino si è occupata dei caratteri relativi all'attività estrattiva (tecnologie di coltivazione, etc..) e delle peculiarità inerenti i diversi materiali.
Una cava in media occupa da 3 a 5 addetti (con 9 cave > 6), sono mediamente presenti 1 derrick, 1 escavatore, 1-2 pale e 5-7 perforatori. Si È ravvisata una crescente tendenza a possedere una macchina a filo diamantato.
La coltivazione delle rocce silicatiche avviene in prevalenza a mezza costa, mentre le cave di marmo risultano essere 1 a cielo aperto (cava Lorgino Dolomia di Crevoladossola) e due in sotterraneo (la cava Casino Visconti ad Ornavasso e la cava di marmo di Condoglia).

mappatura litologica della facciata della chiesa di Madonna di Campagna

Figura 1: ripartizione delle cave nel territorio del VCO, suddivise in base al materiale estratto e al Comune di pertinenza

Di seguito verranno forniti alcuni dati inerenti le coltivazioni dei diversi materiali indagati:
Cave di Serizzo
Si ha una produzione annuale autorizzata totale pari a 700.000 m3, con uno scarto medio pari al 25%. Mediamente il 35-40% del coltivato viene impiegato per blocchi da telaio, il 15-20 % circa in blocchi per fresa, un 20% circa va in blocchi da scogliera. Una cava occupa in media 5 addetti con una produzione media di 10-11.000 m3/anno.
Il metodo di coltivazione adottato è per ribassi dalle quote superiori, operando per trance in presenza di piani di più facile divisibilità che favoriscono il distacco di volumi rocciosi regolari. Gli aspetti della sicurezza statica condizionano fortemente le scelte delle tecniche di coltivazione e la stessa gestione ed organizzazione dei cantieri produttivi, imponendo talvolta dei consolidamenti e delle protezioni. L'altezza dei gradoni è mediamente pari a 6-8 m (talvolta si possono trovare gradoni alti fino a 10-12 m). Tra le cave indagate, il 50% circa impiega un sistema misto con miccia detonante e polvere nera; il 38% circa un sistema misto a miccia detonante e filo diamantato; il 7% un metodo misto a miccia detonate, filo diamantato e polvere nera, mentre solo il 5% fa uso della sola miccia detonante.
Si deve preservare il giacimento in fase di sfruttamento, al fine, da un lato, di ottimizzare la coltivazione anche in vista rinnovi autorizzativi per la futura estrazione del materiale e, dall'altro, di ridurre la produzione di sfridi, troppo spesso ancora considerati "non utili" e perciò da smaltire, in idonee discariche di cava.
Cave di Beola
Si ha una produzione annuale autorizzata totale pari a 110.000 m3, con uno scarto medio pari al 25%-30%. Mediamente il 25-30% del coltivato viene impiegato per blocchi da telaio, il 20 % circa in blocchi per fresa, un 20-30% circa va in blocchi da scogliera. Una cava occupa in media 4 addetti. L'altezza dei gradoni è di regola pari a 6-7 m. Nella maggior parte dei casi si opera con fasi successive di riempimento di vecchi piazzali, ed apertura di un canale per impostare successivamente la coltivazione per ribassi. Il 65% delle cave adotta l'impiego di miccia detonante e polvere nera, il 20% circa utilizza un sistema di abbattimento misto con filo diamantato e miccia detonante, il 10% impiega unicamente il filo diamantato ed il restante 5% una tecnica di abbattimento mista con filo diamantato, polvere nera e miccia detonante.
Cave di Granito
Si ha una produzione annuale autorizzata totale pari a 16.000 m3, con uno scarto medio pari al 20%. Il prodotto utile viene impiegato principalmente per blocchi da telaio (20%) ed informi da fresa(40%ca); circa un 20% dell'abbattuto va inoltre in blocchi da scogliera. Per la coltivazione del materiale, che avviene in prevalenza con metodo per fette orizzontali discendenti, si utilizza principalmente un sistema misto filo diamantato+miccia detonante. L'altezza dei gradoni è mediamente pari a 6 m. Da sottolineare il fatto che la cava (ex Cava Donna) di Bianco Montorfano utilizza, oltre al più moderno filo diamantato, la tradizionale tecnica di abbattimento "a canne d'organo" (perforazione contigua). Molto importante per la ricerca, ma non approfondito nel dettaglio nel corso della relazione finale è il ruolo che riveste, soprattutto per uno sviluppo futuro dell'attività di cava nella zona del Mont'Orfano, l'eventuale riapertura e valorizzazione delle cave di Verde Mergozzo (si invita chi potesse essere interessato a visionare quanto riportato per esteso nella relazione finale della nostra Unità di ricerca).
Cave di Marmo
Per ciò che concerne invece le cave di marmo si è deciso di studiare solo la cava di Dolomia di Crevoladossola (attiva) ed il comprensorio delle cave storiche di Ornavasso, la più recente delle quali risulta essere quella di Casino Visconti (cava in sotterraneo attualmente non in produzione). Si è reputato non opportuno approfondire gli studi sulle cave di Condoglia in quanto oggetto già di approfonditi studi.
La coltivazione delle cave di marmo a cielo aperto, a Crevoladossola, è impostata per ribassi successivi con bancate di 6-6.5 m. Lo scavo è eseguito mediante filo diamantato; le fasi di coltivazione sono precedute dalla realizzazione di un canalone, mediante l'impiego di esplosivo.
Le cave di marmo di Ornavasso hanno avuto grosso sviluppo in contemporanea a quelle di Candoglia, per la realizzazione del Duomo di Milano. In questo caso si ha un impiego quasi integrale della risorsa. Si vendeva anche il marmo di minore qualità, e gli sfridi venivano frantumati ed impiegati per la produzione di calce. Alla fine del 1800 le cave vennero chiuse a causa dell'insufficiente richiesta del materiale, per poi essere riaperte agli inizi del 1900.
La coltivazione della cava Casino Visconti venne avviata nel 1946 ca, mediante l'apertura di una galleria rettilinea sul lato Nord (sezione 20 m2). Inizialmente si impiegava l'esplosivo con ridotto numero di fori; dal 1965 in poi si introdusse la tecnica di perforazione con "taglio continuo". Il metodo di coltivazione avvenne così per fette verticali di circa 15 m di spessore, sfruttando, per l'asportazione, la presenza di giunti trasversali a bassa inclinazione. La cava prevedeva quattro livelli di coltivazione. Si sta pensando di rimettere nuovamente in produzione la cava, con un progetto decennale che prevede una produzione annuale di blocchi da telaio mediamente pari a 100 m3. I lavori verranno concentrati in 2/3 mesi l'anno, impiegando una tagliatrice a catena con locale affiancamento di taglio con filo diamantato. La coltivazione procederà in parallelo su due gradoni di altezza peri a 3 m ca.

Sono poi state raccolte informazioni inerenti le tipologie di lavorazione impiegate in passato e quelle utilizzate ai giorni nostri. Per le rocce silicatiche la segagione delle lastre si mantenne artigianale fino a gran parte del XIX secolo: verso la metà del secolo, ma solo per i cantieri più progrediti, si introdusse la sega ad acqua; il filo elicoidale e la lavorazione meccanica avrebbero preso piede solo alla fine dell'800. Sino ad allora la lavorazione di lastre e masselli, per gradini, pavimentazioni, stipiti, architravi era compito del mastro cavatore, ma sempre soggetta alla dislocazione della "vena", che dettava la scelta di dimensioni e forme.
Per i materiali carbonatici, la lavorazione manuale prevedeva che il marmo fosse diviso in pezzi delle dimensioni desiderate, mediante segagione con seghe sia dentate che prive di denti, seguendo il verso naturale del materiale che, nel caso del marmo, è definito dai piani in cui si sviluppano le venature. I blocchi ottenuti venivano in seguito sbozzati mediante l'utilizzo della "subbia" su grandi estensioni, di uno scalpello su piccole superfici piane, o della "gorbia" su piccole superfici curve. Come ultima operazione i marmi ricevevano il cosiddetto "pulimento" ottenuto attraverso l'azione abrasiva di alcune sostanze che ne riducevano le asperità: per "l'arrotondatura" si utilizzavano pezzi di arenaria, per la "levigatura" la pietra pomice, mentre la "lucidatura" veniva effettuata con limatura di piombo.
Nel Settecento si comincia a sviluppare, in Piemonte in generale e nel bacino Verbano in particolare, anche la lavorazione meccanica dei marmi.
È da sottolineare il ruolo degli scalpellini che operavano nei laboratori della zona di Verbania e Baveno. A Suna, in particolare, erano presenti sul lungo lago tutta una serie di piccoli laboratori che lavoravano sia graniti che marmi. Baveno poi era un polo decisamente importante per la lavorazione dei materiali del Verbano e dell'Ossola: avevano infatti sede qui parecchi laboratori, già meccanizzati dall'800, dove venivano eseguite le lavorazioni superficiali dei prodotti che poi venivano imbarcati e giungevano ai cantieri d'utilizzo via acqua.
Nell'800 si ha testimonianza di una forte emigrazione ed immigrazione di scalpellini da e verso Baveno: si è avuto un fiorente scambio di mano d'opera tra l'area verbanese e la zona di Viggiù e del Canton Ticino, arrivando a toccare anche la Francia. Da fine secolo si ha forte emigrazione degli scalpellini verso il Canton Ticino, l'America del Nord, la Francia e la Germania, a causa di una forte crisi nel settore estrattivo, dovuta da un lato alle tasse imposte ai cavatori e dall'altro alla maggiore produttività delle cave aperte nel Ticino.

Ai giorni nostri, gli esercenti le cave spesso posseggono anche un laboratorio associato che lavora direttamente il materiale estratto, tuttavia esistono diversi stabilimenti (anche di grande produzione) i quali non sono direttamente correlabili con le cave locali, ma che, in linea di massima, lavorano materiale locale unitamente a materiale di diversa provenienza (nazionale e spesso internazionale).
I macchinari utilizzati per la segagione sono principalmente:

  • telai a torbida abrasiva;
  • tagliblocchi;
  • segatrice a disco gigante;
  • telai a lame dimantate;
  • tagliatrici a filo diamantato (anche nella variet` multifilo);
  • frese a ponte

Dalla lastra grezza, ottenuta con taglio a telaio o a disco, si ottengono, attraverso lavorazioni secondarie, i prodotti finiti. In alcuni casi si vende direttamente il prodotto solo segato (piano sega), lavato o trattato con acidi. Le lastre segate si presentano con aspetto differente a seconda dell'attrezzatura di taglio utilizzata: il filo diamantato e le seghe a disco producono superfici levigate, che possono anche essere subito utilizzate, mentre la superficie di taglio del telaio, più scabra, necessita sempre di ulteriore trattamento.
Intervenendo sulla finitura della superficie è possibile non solo variare il colore di base di una roccia, ma anche e soprattutto esaltare le peculiarità di ogni pietra, evidenziandone l'aspetto nelle condizioni migliori. I trattamenti sulla superficie sono la levigatura, la lucidatura, la fiammatura, la bocciardatura, il water jet, etc... Dalla fase della lavorazione superficiale, la lastra passa alla fase della rifilatura (fresatura). Con questa operazione la lastra viene ridotta in elementi aventi le dimensioni del progetto. La norma vuole che tra tutte le misure riportate nel casellario vengano individuate quelle di valore complementare e possibilmente sottomultiplo della lastra grezza, uniformandosi così a concetti di economia di intervento. Nel caso di manufatti unidimensionali o per i quali sia possibile impostare delle serie parziali, è possibile eseguire una rifilatura a "pacchi" (sovrapponendo sul piano della fresa più lastre). Questo accorgimento rende meno costosa l'operazione di tracciamento e la movimentazione, tuttavia essa può essere eseguita solo per la rifilatura di lastre sane ed uniformi o dove non sia richiesta la scelta delle venature. Per grosse forniture a formato unificato, si utilizzano macchine squadratrici multiple, programmate, che eseguono più tagli contemporaneamente, servite da complessi sistemi di caricamento ed avanzamento automatici (condizionano a priori anche il formato dei blocchi da estrarre in cava).
A seguito delle lavorazioni superficiali e della fresatura si può avere un'operazione di bordatura dei manufatti, con macchine in grado di eseguire lucidatura della costa e/o delle testate, esecuzione degli smussi superiore ed inferiore, levigatura del risvolto inferiore, esecuzione del battente, esecuzione del gocciolatoio. Con la rifilatura e l'eventuale bordatura, il manufatto arriva ad assumere l'aspetto pressochè definitivo, mancando solo alcune finiture particolari come stuccature, sagomature, ritagli, applicazione di eventuali elementi accessori (listelli, battute, armate), predisposizione di eventuali elementi di ancoraggio (fori, fresate, tacche, ecc...). Per queste operazioni ci si avvale del reparto più qualificato del laboratorio; spesso si tratta di operai specializzati che utilizzano macchine dall'impiego specifico e di attrezzature leggere da banco.

Le ricerche, condotte sui materiali e sulle potenzialità estrattive della zona, nonchè lo studio delle tecniche estrattive e di lavorazione, hanno anch'esse contribuito alla redazione di un disciplinare tipo che porti alla più completa definizione del marchio di origine dei materiali.

Come precedentemente anticipato, sono stati individuati alcuni edifici monumentali da inserire all'interno di percorsi geoturistici al fine di valorizzare la realtà lapidea locale del costruito.
In particolare, l'Università di Torino (DST) ha approfondito lo studio di alcuni monumenti quali:

  1. Chiesa di S. Giovanni a Montorfano
  2. Chiesa Parrocchiale di S. Nicola ad Ornavasso
  3. Borgo di Canova
  4. Borgo di Roldo
  5. Borgo di Veglio

Per tali monumenti sono state fornite nel documento informazioni relative ai materiali impiegati, alla zona di provenienza di tali materiali ed al contesto storico-architettonico in cui sono state realizzate, fornendo schede di dettaglio che verranno inserite nel DATA BASE prodotto dalla SUPSI. Non sono invece state eseguite analisi dirette sul materiale in opera.

Sulla base delle tematiche e delle aree individuate, caratterizzate da cave storiche ed attive, impianti di trasformazione di moderna concezione e laboratori artigianali di storica connotazione, edifici e borghi di interesse rilevante, si sono impostati diversi percorsi geoturistici, atti a meglio valorizzare il patrimonio lapideo del VCO.
Tali percorsi risultano da un'oculata valutazione di possibili argomenti da sviluppare per la valorizzazione del territorio del Verbano-Cusio-Ossola: si pensa infatti di inserire quanto studiato per il progetto OSMATER all'interno delle diverse proposte turistiche di cui il VCO è istituzionalmente promotore. In particolare si prevedono 6 itinerari distinti (fig. 2):

  1. Filiera dei Graniti
  2. Vogogna e le sue pietre
  3. Le tappe dei Serizzi e delle Beole
  4. Il percorso dei marmi
  5. Laugera e Pietre Verdi
  6. La "via dell'oro" nella Valle Anzasca
possibili itinerari per percorsi geoturistici

Figura 2: possibili itinerari per percorsi geoturistici.

Si fornisce a titolo d'esempio un possibile percorso inerente le tappe dei Serizzi e delle Beole (fig. 3).
Partendo da zone significative dei diversi bacini estrattivi per beole e serizzi e visitando alcune loro cave attive, al fine di "toccare con mano" i diversi metodi di coltivazione e le differenti tecniche di abbattimento, soffermandosi tuttavia nelle descrizioni anche su alcuni metodi non più in uso ma assai sfruttati in passato, si arriva a visitare alcuni interessanti borghi rurali, parte restaurati e parte in programma di restauro (Borgo di Canova, Borgo di Veglio, Borgo di Marone e Borgo di Roldo, con il suo pregevole Tempietto Leponzio). Potranno perciò essere fornite informazioni inerenti l'importanza delle costruzioni rurali nel panorama locale, le loro peculiarità, la riscoperta dei borghi con conseguente interesse anche immobiliare nel restauro degli stessi. Si sottolineeranno inoltre i valori collegati alle tradizioni ed alla cultura locale: andando a riprendere usi, costumi, cibi, abiti, danze e canti delle epoche passate e valorizzandoli anche all'interno di una cultura di lavoro strettamente legata alla pietra locale.

le tappe dei Serizzi e delle Beole

Figura 3: le tappe dei Serizzi e delle Beole

Per quanto concerne l'attività moderna delle cave si propongono, sempre più nuove iniziative culturali all'interno delle aree di cava: cicli di spettacoli, concerti, mostre, etc...(Tones on the Stones). Tale suggerimento vale per quelle cave che possono avere location interessanti: o dal punto di vista del paesaggio che presentano (Cava Donna a Mergozzo, Cava Lorgino a Crevoladossola, Cava Moro Serizzi, etc...), o per le "quinte naturali" che possono fornire (la stessa Cava Donna, a cielo aperto, e la cava Casino Visconti in sotterraneo ad Ornavasso), oppure ancora per la presenza di fronti molto saldi sui quali è possibile impostare attività ludiche alternative, quali palestre di roccia (es. Cava Favalle a Crevoladossola). Si dovrebbe fruire della sinergia che potrebbe instaurarsi tra quanto rappresentato dalla tradizione lapidea e quanto la natura tanto abbondantemente fornisce nell'area: la presenza di fiere culinarie principalmente impostate su cibi di forte tradizione locale, l'importanza del legno, etc... Per rendere tali percorsi fruibili ed apprezzabili, si suggerisce di impostare una cartellonistica esaustiva, sia nel contenuto che nelle immagini, al fine di fornire informazioni inerenti:

  • le caratteristiche lito-applicative, fisico-meccaniche e minero petrografiche dei materiali;
  • l'origine e l'ambito estrattivo di provenienza;
  • le peculiarità delle tecniche estrattive e di lavorazione;
  • i tragitti compiuti per arrivare al luogo d'impiego;
  • il contesto storico a cui i diversi monumenti o le diverse cave indagate sono riconducibili;
  • le informazioni inerenti l'architettura dell'opera storica inserita nel percorso.

Queste informazioni potranno essere disponibili su internet, in modo tale da poter avere una propria "guida in linea" lungo il percorso che si decide di intraprendere.

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